Prima giornata di turismo effettivo (ieri conta poco, poiche’ eravamo mezzi zombi colpiti dal fuso). Ci diamo appuntamento con Cumi e il resto della banda alle ore 12.00, ma prima di andare a letto io e Kya ci ripromettiamo di fare due passi nel caso ci svegliassimo prima degli altri.
Ci svegliamo due volte: una alle cinque del mattino, decidiamo di rotolarci dall’altro lato, e ci risvegliamo alle 11.30, accolti da una Nagoya colpita da una pioggia incessante. Ci incontriamo con il resto della spedizione per pranzo, e pianifichiamo la giornata. Se la pioggia e’ clemente, Castello di Nagoya e poi distretto commerciale; Se la pioggia e’ inclemente, solo il Distretto Commerciale che Cumi ci assicura essere coperto.
Torniamo al ristorante di Curry che avevamo puntato ieri sera e lo troviamo libero da feste private o altri eventi affini. Prendiamo posto e proviamo quasi tutti il rice & black curry, piatto di punta del locale.
La foto e’ stata scattata da Kya, che e’ riuscita miracolosamente a trattenersi dal divorare il cibo davnti a lei per il tempo necessario. Mentre lei scattava questa foto, io e il Bardo eravamo gia’ a meta’ piatto. Chiudiamo il pasto con un desserto: French Toast, o qualcosa che ci si avvicina. Due mattonelle di uovo e calorie accompagnate da sciroppo d’acero, burro e panna. Un po’ come se i giapponesi fossero delusi dallo scarso apporto calorico di un pacchetto di pane, uova e zucchero ed avessero deciso di mettere a disposizioe dell’avventore i tre condimenti piu’ pesanti a memoria d’uomo.
Ovviamente e’ buonissimo.
Lasciamo il ristorante e la pioggia da incessante e’ diventata battente. Ci buttiamo in metropolitana (dove torreggiamo sopra la popolazione locale) e sbuchiamo ad una fermata di distanza. Un rapido salto in un combini a recuperare un ombrello per gli ottimisti del meteo (io e kya) e poi primo stop della giornata in un posto il cui nome ignoro ma credo si possa tradurre con “tutti i negozi che avresti voluto avere in italia crescendo in un posto solo”. Quattro piani di videogiochi, gundam, action figure, modellismo e softair. Sulla scala, in bella vista, un modellino dell’arcadia bello come ilvolto di un dio misericordioso e a fianco un diorama di due gundam che se le suonano di santa ragione. Al secondo piano, reparto gundam, c’e’ esposto un gundam dotato di led che lo rendono luminoso e irresistibile. Peccato per il prezzo e le dimensioni della scatola.
Kya compra quello che in mancanza di altri termini definiro’ un pupazzetto, regaliamo un po’ di monete ai gachapon e proseguiamo.
Temo la nostra visita a Tokyo, perche’ gia’ Nagoya mi sempbra una citta’ cosi’ avanti che vive in un altro secolo. Che Blade Runner nelle scene iniziali si fosse ispirato al giappone non e’ un segreto per nessuno, ma il cyberpunk e’ tremendamente vivo qui – neon ovunque, una folla che prosegue nei suoi acquisti, un milione di piccoli negozietti uno a fianco all’altro. Entriamo in uno di questi negozi per prendere una memory card per la macchina di Cumi, e scopriamo che e’ profondissimo e su due piani e composto di altri mille piccoli negozietti al suointerno, tra cui uno che vende vecchi pezzi di pc, accatastati come nemmeno il miglior scenografo di hollywood saprebbe.
Torniamo ovviamente in sala giochi, dove tentiamo una nuova partita a Gundam e veniamo asfaltati di locali. Poco male.
Passeggiando riusciamo finalmente ad assaggiare alcune delle specialita’ giapponesi inculcate nella nostra memoria di bambini: Tayaki e Takoyaki.
E sono tutte buone quanto sognavamo, se non di piu’.
Vaghiamo come bambini nel paese dei balocchi fino a che non si fa l’ora di andare a cena. Il programma prevede cena in una Izakaya tradizionale con la madre adottiva di Cumi in giappone e un gruppo di studentesse di Italiano di eta’ variabile tra il nonsaprei e il ameigiapponesisembranotuttieterni.
Troviamo il locale con non poche difficolta’, ci sediamo ed inizia la versione giapponese di una cena in famiglia, con seimila portate e i parenti che ti dicono PEVI BITO PEVI, che e’ tradizione.
Scopro che il sake mi provoca un leggero mal di testa, ma questo non miferma dal berne una quantita’ X di bicchieri.
Torniamo rapidamente in hotel, con la promessi di vederci nuovamente domani mattina direttamente in stazione: destinazione Kobe, via Shinkansen.