l00maca's Travel Blog

名護屋 – Nagoya

dopo dodici ore di volo sparse tra due continenti, siamo arrivati al ridente aeroporto di Nagoya, dopo un viaggio povero di eventi.

Ovviamente scherzo. Per prima cosa, scopriamo che i posti in aereo sono separati, quindi salutiam il Bardo e Ladro. Li rivedremo nove ore dopo. Finnair inoltre possiede dei sedili con dello spazio per le gambe, cosa di cui sono enormemente grato. A quanto pare questo spazio lo ha preso dall’ampiezza laterale dei sedili stessi, che sono eternamente stretti. Non si puo’ aver tutto, mi dico, e inizio subito a giocare con il sistema di intratteimento piantato sul sedile di Chiara, impallandolo quasi all’istante. Chiamiamo uno Stweard, che ci dice che fara’ del suo meglio, ma non e’ molto.

Io ad Helsinki,  che mangio un biscotto

Io ad Helsinki, che mangio un biscotto

Il sistema di chiara rimarra’ impallato tutto il viaggio. Decidiamo di vedere un film splittando le mie cuffie. Non so che film fosse perche’ non si capiva nulla grazie al rumore dei motori dell’aereo (non ve lo dico nemmeno che eravamo in coda perche’ tanto non fa piu’ ridere).

Verso l’ora di viaggio numero tre, ci viene chiesto di compilare i form necessari all’ingresso in giappone. Ovviamente sbaglio, scrivendo “ok” nello spazio con scritto sopra “riservato ad uso doganale, non scrivere”.

A mia discolpa era molto vicino allo spazio con su scritto “nome”.

Chiedo allo steward di prima un’altra copia. Arrivera’ circa all’ora 6, quando lo steward me la consegnera’ divertito svegliandomi dal poco sonno che sono riuscito a fare in aereo.

Non parlero’ di quello che ci e’ stato servito per colazione, perche’ non sta bene parlar male dei morti.

Incontriamo Cumi agli arrivi, e lo salutiamo secondo la tradizione giapponese abbracciadolo a lungo e mostrandoci i tatuaggi a vicenda. Saliamo su un treno che filava a 120 serenissimo in zona residenziale e in men che non si dica siamo alla stazione ferroviaria di Nagoya, momentaneamente presa d’assalto da una folla di uomini e donne di tutte le eta’ che vogliono comprare, pare, biglietti per la lotteria.

Comu ci affida ad un tassista che sembra Takeshi Kitano, solo meno ciarliero, dopo avergli spiegato dove dobbiamo andare e dicendoci che ci vediamo li a breve. Il tassista annuisce contento dopo aver discusso della destinazione con un collega, saliamo e partiamo.

Dopo pochi minuti siamo nel colorato traffico di Nagoya. Ci fermiamo ad un semaforo (che dura circa due ore) e vedo che la donna alla guida nella macchina a fianco alla nostra si cala una bottiglia di sciroppo alla goccia. Molto bene.

Il camelopardo amichevole di Nagoya

Il camelopardo amichevole di Nagoya

Il taxi ci molla davanti ad un albergo e se ne va per la sua strada. Siccome c’e’ il sole ma anche la neve per strada, ci guardiamo attorno, notiamo che l’hotel no sembra un best western ed entriamo.

Alla reception, ovviamente, non sanno nulla di noi. Ci dicono comunque che il best western e’ a due incroci da qui, salutiamo, ringraziamo, veniamo ringraziati, e ci incamminiamo.

Superiao un parco dove ho visto un corvo bere birra, e siamo arrivati. Ladro, il Bardo e Cumi ci aspettavano sconsolati, immaginati ormai come comparse in una nuova fatica di Mr Kitano. Saliamo alla reception giusta, dove i notri nomi trovano riscontro, e siamo pronti a prendere possesso della stanza quando ci dicono che, ahime’, la stanza sara’ pronta solo alle 12.00.

Guardiamo gli orologi. Sono le 11.56.

Lasciamo le valigie in albergo e seguiamo Cumi alla volta di un posto dove si mangia sushi. Vorrei aver fatto delle foto ma siccome avevo fame, niente foto. Il posto e’ molto bellino, con la cucina al centro e i piattini che girano attorno alla cucina su un bancone. Cumi ci ordina anche del sushi di tonno, assaggiamo un paio di robe a cui non sappiamo dare un nome e siamo sazi; ritorniamo in hotel per noi, casa di Cumi per gli altri, e pisolino pomeridiniano con parola d’ordine: alle tre e mezza ci vediamo per fare due passi in zona.

Alle cinque, dunque, mezzi disfatti dal sonno, ci vediamo con Cumi e gli altri per due passi in zona.

Visitiamo per primo un centro commerciale sotterraneo, dove noto che nonostante il clima freddo e’ pieno di ragazzine vestite alla marinaretta con le gambe scoperte che se fregano allegramente della neve di fianco ai loro piedi. In questo momento mi rendo conto che i manga non mi hanno mai mentito, e non so se sia peggio scoprire che era tutto vero o credere che fosse tutto falso.

Il primo stop lo facciamo ovviamente in una sala giochi, dove dietro insistenza di cumi vengo infilato in un simulatore di Gundam. Nel senso che ho proprio i pedali e due cloche e lo schermo surround e manovro sto robottone spaziale contro altri robottoni spaziali. Ci si mette un po’ a capire come funziona, ma poi l’esperienza e’ interessante, piacevole, e provoca appena meno dipendenza dell’eroina. Il pod e’ completo di ventilatore e cuffia con microfono per insultare i propri compagni di squadra barra nemici.

Cibo del Grande Nihon

Cibo del Grande Nihon

Decidiamo di andare a mangiare del Curry in un posto che sa Cumi che levati che ovviamente e’ riservato per un party privato. Ci spostiamo altrove per mangiare il piatto tipico di nagoya, l’anguilla alla nagoyese (non mi ricordo come si chiama, dai). Possiamo scegliere tra il piatto nirmale o il piatto Extra Large Eel. Per una volta vince la ragione e prendiamo il piatto normale, che comunque ci lascia piegati e sazi.

Torniamo in albergo, dove io scrivo mentre chiara guarda sconvolta la tv giapponese.

Domani abbiamo in programma il distretto commerciale (ahah e io che pensavo di durare fino a Tokyo con dei soldi), il castello e una cena spezzareni. Daje!

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