l00maca's Travel Blog

Day Twelve – Leaving the Big Apple

ok, come gia’ detto, di seguito daro’ spazio agli appunti presi su NY che non sono riuscito ad inserire in nessun post. Here we go!

#1: dolci giapponesi
finalmente, a trentanni suonati, sono riuscito ad assaggiare un sakuramochi grazie ad un negozio di dolci giapponesi (nel senso una pasticceria specializzata in dolci giapponesi e basta). La parte piu’ ardua e’ stata capire il mezzo inglese mezzo no della commessa (nonna_giapponese_112).

Per chi se lo chiedesse, i sakuramochi sono buoni E appiccicosi.

#2: teo maleducato
siccome so che interessa, abbiamo trovato Teo (in ritardo, ma di poco). Sta bene, mangia, e’ un po’ sciupato ma sta di sicuro meglio di come stava a Milano.
Eravamo, comunque, a bere in un pub quando decidiamo che il nostro tempo e’ terminato e chiediamo il conto. Prima che io e chiara potessimo esibirci in un cortese “excuse me miss, could we get the check please”, teo ci taglia le gambe con un secco “hey! check please!”, ed alle nostre facce stupite (“well I never”) risponde che qui si fa cosi’. Ah, poveri noi.

#3: camerieri gentili
Ho potuto notare due tipi di camerieri: quelli che se dici “please”e “thank you” hanno bisogno di riposarsi e di bere qualcosa di fresco, o quelli overamichevoli, come la ragazza dello shake shack che mi ha chiamato “love” sei volte durante un dialogo di tre battute (la stessa ragazza mi terra’ occupato col mio ordine tre minuti all the while cercando di capire da dove vengo perche’ ho un accento.

“italy”
“oh italy!… I know nothing about Italy”
“oh, I know too much about it, enough for the both of us”

#4: mancanza di cotton fioc
in 12 giorni non ho visto un singolo cotton fioc. Quando li abbiamo cercati li abbiamo trovati – pacchi da 500. what?

#5: se nasci a milano a new york ci vivi iz
ok, ok, hear me out before heckling. Dice “NY cia la gente maleducata”. Seriamente? fatevi un giro in duomo fermandovi come dei fessi a far foto e ne riparliamo. Ny e’ frenetica, ok, confusionaria, ok, difficile da capire, stacce, ma non piu di Milano. O Roma, se per questo. Evidentemente gli americani non sanno cosa vuol dire vivere in una citta’ che e’ a due giorni di sciopero dei mezzi di distanza da una rivoluzione.

Ah, aggiungo: i semafori a NY son per finta, tranne che sulle strade grosse. per il resto si traversa a sentimento. Potrete immaginare che la cosa andasse bene a me, un pó meno a chiara.

#6: negozi di soli saponi in madison con sixth
questa e’ piu’che altro per nick: prime space, 4 luci in pieno centro.

#7: ROSARIO ROSARIO ASPETTA ROSARIO
italiani ovunque, sopratutto vicino ai vari MIMMOS ORIGINAL ITALIAN PIZZERIA MAMMÀ. Seriamente, ogni giorno beccavamo un paio di italiani, e non solo nei soliti tourist spots. Un branco particolarmente fastidioso l’abbiamo beccato in cima al rockfeller center, saranno stati una decina e si muovevano in blocco con infanti in carrozzella, borse di souvenir, nonni in carrozzella (diverse da quelle degli infanti). Li riconosci dal richiamo “eh ma che caldo che fa non si respira” (20 gradi), “scendi dice il signore non si può” (agli adolescente che volevano sporgersi dalla terazza panoramica per una foto), e sopratutto “mi ha detto luciano che ha trovato lui dove si mangia bene qui non sanno fare nemmeno la pasta ma mi chiedo io cosa ci vorrà mai”.

#8: repetita iuvant
Negli states, ma non solo, abbiamo incontrato una quantita infinita di persone con lavori ripetitivi, del tipo “ripeti uma frase ogni venti secondi tipo PLS COME AONG PLS COME ALONG PLS COME ALONG PLS COME ALONG”. Anche ad heathrow, c’era una persona incaricata di leggere ogni trenta secondi le norme per il trasporto di liquidi. Ma un nastro registrato no?

Gli attendenti dell’ascensore al 30 rock sono chiaramente usciti pazzi dopo mesi di “stop here plese, make a line, ok wait here please, ok you can go thanks for coming”, ed ora improvvisano musica a cappella e comedy skit mentre i visitatori aspettano l’ascensore in discesa.

#9: Integration, and the lack therof
Insomma siamo da F.A.O. Schwartz che valutiamo se accendere un mutuo per comprare qualche chilo di caramelle o se accendere un mutuo e comprare qualche chilo di lego, quando una mamma con bambino al seguito contattano la commessa.

(non centra ninete, ma FAO Schwartz vende stampe d’autore dsiney e guerre stellari di una bellezza rara. anche il prezzo é raro: circa 250 dolan l’una)

Problema della madre, o zia, o chiunque essa fosse: il bambino vuole un gioco, lei vuole fargli un dono, ma non ha idea di cosa piaccia oggidí ai bimbi.

Enter la commessa, che invece é preparata sull’argomento.

“ok sweetie, what kind of toys do you like?” chiede lei accovacciandosi a guardarlo dolceemente.
“I LIKE BLACKS” risponde il bambino pieno di entusiasmo.

Scena.

Parlando sempre di commesse di colore e giocattoli, la commessa al Yoys’r’us a cui chiara kara ha chiesto informmazioni si chiamava Latoya. MMH MH.

#10: you won’t find a more wretched hive of scum and villany…
Al Madison Square Park ci abbiam passato piú tempo di quanto non mi senta a mio agio ad ammettere; era dietro l’hotel, c’erano i panini buoni a prezzi cristiani e la sera c’eranpo le lucine molto caratteristiche.

c’era anche un gruppo di musicanti di strada che suonava la Cantina Song da guerre stellari e un gruppo di praticanti di Tai Chi che cercavano l’equilibrio mentre attorno a loro la gente schiantava hamburger come se il domani non esistesse.

Questo é quanto per nuova york. Chiederete perché ci ho messo cosí tanto. In realtá non ci ho messo molto; é che alle bermuda, nei resort mille stelle ipercostosi, l’idea di “free wifi” é ancora aliena.

Arriveranno, prima o poi, delle foto.

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