l00maca's Travel Blog

Day Nine – Travelling with Kara

Il mio nome è lungo e pesante da ricordare, ma ha una controparte anglofona – Max – che è l’esatto opposto; corto, veloce e sempre disponibile.

Potete chiederlo alla cassiera dello Shake Shack dove abbiamo centao ieri sera;

“Name, love?”
“its Max, M-A-X”
“ok Max, your order will be ready in a sec, hun”

Parlando dello Shake Shack; trattasi di un baracchino sito in madison square park dove si mangia da dio. Le guide lo definiscono un must see, gli yelpers lo definiscono una tourist trap che però si difende. Altri yelpers/tripadvisari/whateversiteyoureusing la definiscono una catena, e quindi non più genuina.

pfff, sellouts. Can i have a fry?

pfff, sellouts. Can i have a fry?

Rido di fronte al vostro hipsterismo senza senso che vi priva di un hamburger della madonna.

Torniamo al nome; Chiara ha un bel nome breve, musicale e facile da ricordare; Ma un anglofono non capirà mai come si pronuncia quel CH seguito da una I. Io spesso divento ciérici.

Stamane, come dei veri turisti a niuiorc, abbiamo colazionato da Starbucks. Chiara ha ordinato, le hanno chiesto il nome. A quanto pare, mia moglie si è chiamata Kara tutto il tempo:

Nice to meet you, Kara

Nice to meet you, Kara

Oggi è stata la prima giornata in cui abbiamo potuto dormire fino a quando volevamo; E’ solo normale dunque che alle 7.15 un addetto dell’agenzia di viaggio ci svegli, per chiederci come sta andando la nostra vacanza.

Dopo una rapida doccia (al termine della quale provo il mio nuovo Old Spice) ci buttiamo in strada, facciamo colazione, etc, e maciniamo isolati lungo la Fifth Avenue come se fossimo in vacanza. Aspè–

A New York le strade sono strane, ma se le capisci poi le hai capite per sempre. Ci sono le Avenue (da nord a sud) e le Street (da est ad ovest). Le Street inoltre sono divise in East e West a seconda della loro localizzazione rispetto alla Fifth Ave.

Quindi un indirizzo tipo East 33rd Street si riferisce ad una strada ad est della quinta, verso brooklyn. Siccome di street ce ne sono una quantità limitata, tipo un milione, è facile stabilire la zona dal numero della strada.

Raggiungiamo in un’oretta l’angolo sudest di central park, passando prima per qualche negozietto umile e modesto lungo la strada, tipo Barnes & Noble (ouch, dice la carta di credito), FAO Schwartz (ouch, ouch) ed ovviamente l’apple store sotto il cubo di vetro (ouch ouch oouucch). Pranzo al parco, hot dog del baracchino, e via di ritorno lungo la Madison (che, non ve lo devo neanche dire, è parallela alla Fifth).

Composition Books, finally---

Composition Books, finally—

Non credo di dover essere io a dirvi che New York è strana. Intanto ci sono odori che normalmente non colleghi alle città: zaffate di amarena dal nulla, per esempio, o odore di carne alla brace da un baracchino che fa gyros, o ancora peggio, odore di biscotti caldi allo zenzero quando entri da barnes & noble (libri + zenzero = seppellitemi qui)

Ho visto uno che probabilmente è il re della città discendere lungo la Fifth con un monopattino, in giacca e cravatta, diretto sa lui solo dove. Dall’altra parte, una tizia in skateboard saliva contro il flusso umano che voleva entrare in metropolitana.

Gli attraversamenti sono una roba un po’ bislacca. Ovviamente si rispettano i semafori, ma se non c’è troppo traffico il niuiorchese attraversa lo stesso (come a Milano), ma se una macchina arriva lo suona e si ferma (non come a Milano) e lo fa passare, e poi lo suona e riparte. La gente si muove rapida verso la destinazione (tranne i turisti) (quelle con le magliette I <3 New York sono particolarmente imbarazzanti), in un balletto improvvisato di cui tutti conoscono i passi (tranne i turisti) e che va sempre a finire bene; Ma se per caso ti trovi in mezzo senza rendertene conto, i pedoni nemmeno ti guardano, cambiano passo, ti schivano e tiran dritto. Idem se ti fermi a fare una foto.

La gente parla delle cose più assurde – ieri sera mentre mangiavamo al Madison Square Park una coppia di avventori asiatici, presumibilmente turisti (il loro inglese era un po’ stentato) ha attaccato discorso con un locale (cosa abbastanza unica, visto che il newyorkkese da regola è schivo) ed hanno iniziato a parlare di come una famiglia con bambini si possa trovare meglio fuori new york, e che ad Hoboken per il prezzo di un appartamento a Manhattan becchi un piano alto con vista sul fiume, quattro stanze, parete a vetri e portiere.

“it’s fine no? for when you want to raise a family?” dice il giappocingalese
“well.. it’s Hoboken“, risponde il Newyorker.

Un’altra cosa che mi ha colpito – ogni due metri in questa città trovi dove mangiare. E non catene, anche posti indipendenti – e tutti pieni. Capisco che questa città non dorma mai ed abbia cinque milioni (+) di bocche da sfamare, ma veramente?

One thought on “Day Nine – Travelling with Kara

  1. sbrizz

    NY in parte mi ricorda Tokyo, per gli odori e i rumori soprattutto. Poi lasciamo stare il discorso delle strane che sono prive di indirizzi.

    Cmq sono contenta di vedere parti di Kya (piedino, braccia). Temevo che l’avessi lasciata in Italia e invece ti sei portato dietro qualche pezzettino…

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