Oggi giornata tranquilla – abbandoniamo il gruppo per il tour nelle terre del Canada per iniziare la prima parte della nostra vacanza in autonomia, nella città di Nuova York, sita nell’omonimo stato all’interno della Confederazione degli Stati Uniti.
Dopo quella che giuriamo sugli dei sarà l’ultima sveglia presta di questa vacanza, raggiungiamo rapidamente l’aeroporto di Pearson a Toronto, un luogo così grazioso e pieno di vita che per un attimo penso di essere morto in autostrada ed essere finito nel limbo. Poi bevo un caffè, e sono sicuro di essere all’inferno.
Iniziamo ad assaporare un pò di quel che ci aspetta a New York già al gate dell’aereo; Un paio di supernigga con turbante e barba ciacolano a volume infinito, e due gruppi di Ebrei Hassidici si incontrano e fanno amicizia intonando preghiere. Vorrei star scherzando.
Saliamo su un autobus aeroplano di quelli piccoli piccoli, che probabilmente ha appena cominciato a camminare.
American Eagle Airlines (formerly American Airlines) adesso fa le robe pro; il check in te lo fai da te con un chioschetto superfico in aeroporto, poi un’attendente ti pesa la valigia e ti manda ad affrontare tre layer diversi di sicurezza misto canadese (“come on guys, let’s all cooperate and you’ll be out of here in a flash, just smile and carry on”) e statunitense (“next”); Questo vuol dire che possiamo scegliere il nostro posto.
Gli unici due posti liberi sono in coda, tra il bagno e la hostess, Shandaqua.
Inoltre, sugli aerei piccoli i posti in coda sono comunque sull’ala. Oh, gioia.
Il volo è privo di eventi e dura circa un’oretta, al termine della quale atterriamo, recuperiamo le valigie e abbordiamo un taxi.
A new york i tassisti hanno due velocità: “you’re going to die” e “you’re statistically already dead by now so I’ll go a bit faster”.
Al momento sono, contro ogni possibilità, sano e salvo; Fortunatamente, una parata bloccava la Fifth Avenue e quindi il tassista ha dovuto lasciarci un po’ fuori l’hotel, la cui particolarità è una Hall talmente buia che pure i pipistrelli sbattono sui muri.
Non avendo foto o altro di cui parlare (il piano della giornata è dormire, mangiare, dormire), approfitterò di oggi per svuotare l’elenco di appunti presi che non sono riuscito ad inserire nei blog relativi al Canada.
Random Canadian Notes
#1: In francese foca si dice FockIn realtà si dice Phoque, ma la pronuncia + terribilmente simile a fuck. Durante l’avvistamento delle balene, la guida diceva con insistenza “francese francese FUCK frances FUCK francese”.
Dopo una decina di minuti ha spiegato agli anglofoni che non stava tirando madonne, ma stava parlando di foche, per il piacera dei docenti della scolaresca di ragazzini che ripetevano ridacchiando “fuck, fuck” sul ponte più alto.
#2: Sting e gli Eagles
Downtown Toronto, la prima sera della nostra visita, abbiamo beccato questeo batterista di strada (don’t ask, I don’t even know) che rispondeva al predicatore nel marciapiede di fronte a botte di Roxanne. Roxanne per batteria e voce. Ad un livello che non so che faccia abbia, perché la folla lo circondava.
Giorno dopo, cascate del niagara; usciamo dal tour sulla nave (uno di noi due era zuppo perchè è stato sulla prua a urlare “HIT ME WITH YOUR BEST SHOT, FIRE AWAY” alle cascate, vi lascio immaginare chi) e veniamo accolti da un tizio che poteva essere Billy Gibbons da giovane che suona e canta Hotel California come solo gli Eagles.
Inoltre, la guida ha messo musica in autobus una sola volta per svegliare il gruppo ormai catatonico; Mezz’ora pura di Abba. way to go.
#3: Let’s play the Number Game
In canada abbiamo scattato circa 2500 foto (di cui trenta decenti), dormito in sei hotel (per un totale di quattro ore), percorso circa 1800 km (a naso, non ho il travel plan sottomano), mangiato otto diversi tipi di dolciumi e quattro qualità di carne secca.
Abbiamo visitato quattro grosse città e tre o quattro piccoli centri, sparsi in due province diverse.
#4: Let’s just kind of play along
Nonostante ci sia piaciuto molto, il Canada non sembra aver avuto molta pietà di noi; Nebbia, pioggia, freddo ed altre condizioni climatiche che i canadesi si ostinano a considerare un mite settembre. Il sole caldo tipico degli inizi di settembre l’abbiamo avuto nei quindici minuti di cosa gardalandiana prima di aslire a bordo della Maid of the Mist.
I quindici minuti in cui eravamo impacchettati nella plastica.
La cosa comunque non ci ha urtato molto, visto che i canadesi si odiano a vicenda come solo willy può odiare.
Il Quebec vuole secedere perchè sono francesi. L’Ontario vorrebbe essere Inglese. I territori dell’Ovest vorrebbero essere più americani dell’Ontario. I territori del nordovest vorrebbero essere divisi da se stessi e dal canada.
In tutto questo coesistono pacificamente, e i tentativi di secessione più violenti avvengono tramite referendum (che puntualmente falliscono).
#5 Crane
I cessi in nordamerica sono strani. Sono PIENI d’acqua, ma tipo un botto. questo vuol dire che quando fai la cacca quella bella rimangono i pezzettoni a nuotare, e ti alzi e vedi e dici: cribbio, ma quanto ho cagato?
So essere finissimo quando voglio.
#6 God save the Plane
I piloti che da Heathrow ci hanno portato a Montreal avevano quell’età in cui andare a picco con la nave sembra una alternativa interessante alla pensione, piuttosto che un vetusto dovere morale.
#7 Think you’re right? Think again.
Esistono orsi neri color cannella. Sapete quali altri orsi esistono color cannella? Gli orsi Grizzly. Fortunatamente gli orsi neri sono tendenzialmente pacifici e schivi, a differenza dei grizzly che tendono a reagire alle minacce con manate da trecento chili. E i grizzly non ci sono in canada. Beh, non dappertutto. Beh, non a tutte le altezze.
Buona fortuna con le vostre escursioni!
#8 Tim Horton
Non so chi tu sia, Tim, ma in Canada sei presente quanto starbuck. Per chi non lo sapesse, si tratta di una catena di caffetterie con una quantità di docliumi, bagel, panini e simili imbarazzante. Il primo giorno in cui abbiamo avuto una cena libera abbiamo visitato un Tim Horton e mangiato un panino al tacchino, pomodoro, lattuga e salsa della morte (credo fosse senape al miele).
Mi spettava un dolcetto nel combo meal, ed ho chiesto quella che sembrava una ciambella glassata.
Se pasta c’era, sen’era andata; giuro su dio che ho mangiato glassa glassata di glassa, e ne voglio ancora.
A domani con nuove, fantastiche avventure.