l00maca's Travel Blog

Central Mountain Route

In un patetico tentativo di combattere le nostre abitudini alimentari (vi ricordo che il Bardo da solo assume circa 3000 calorie al giorno), ieri abbiamo deciso di calarci nei panni di un viaggiatore giapponese del secolo decimosesto circa e di percorrere a piedi una parte del Nakasendo, il sentiero storico che collegava in epoca Sengoku le città di Tokyo e Kyoto (che, seppur si scrivano con le stesse lettere, inizio a dubitare siano la stessa città).

Il sentiero è una di cinque rotte ufficiali stabilite dallo Shogunato e adibite al trasporto di merci, truppe e Daimyo(s?). Ancora oggi, gran parte delle strade statali giapponesi seguono la traccia gettata secoli orsono, ma in alcuni punti (come la valle di Kiso, dove eravamo) offrono ancora l’antico tracciato per turisti, amanti del trekking e camminatori in generale.

Il nostro piano è dunque quello di percorrere a piedi il tratto di sentiero tra Magome e Tsumago, immerso nei boschi, con ancora l’antico selciato caspetabile.

Non è chiaro come una meta del genere sia finita nel nostro itinerario; ed è ancora più strano se pensate che il propositore di questa escursione sia stato il Bardo.

Complice un carico di lavoro importante, in aggiunta alla mia cronica mancanza di tempo, non i sono premurato di controllare di preciso DOVE fosse qeusta fantomatica Tsumago; mi sono (colpevolmente) fidato del Bardo quando mi diceva “Ma si, è circa a metà strada tra Nagoya e Kyoto”.

In montagna.

Nella prefettura di Nagano.

Agilmente raggiungibile con grazioso treno a gasolio.

Abbandoniamo Bres Kyoto di prima mattina, abbordiamo uno Shinkansen diretto a Nagoya e poi un trenino molto carino. Ci mettiamo nemmeno due ore, dirottiamo due taxi e siamo nel Ryokan prescelto.

Ci siamo affidati all’agenzia di viaggi H.I.S. per le prenotazioni dei due Ryokan in cui staremo (Tsumago e Hakone) per evitare enormi problemi comunicativi col Giappone. E abbiamo vinto enormi problemi comunicativi con l’Italia.

“Vorremo un Ryokan, a Magome o Tsumago”, diciamo.

Il nostro Ryokan è a Otsumago.

Matte risate, battute a profuzione, ilarità oltre ogni dire e bestemmie sciorinate come sutra si sono sprecate, ma alla fine Otsumago è una frazione di Tsumago, quindi ci va bene anche così.

Arriviamo al Ryokan e il receptionist/proprietario parla quello che Valerio definirà “Inglese Giapponese”, una misticanza delle due lingue che è comprensibile ai più. Con la disponibilità tipica del sol levante veniamo fatti accomodare, vengono prenotati taxi per il giorno dopo e ci viene indicato un tragitto per raggiungere la fermato dell’autobus che ci porterà a inizio sentiero.

All’agenzia avevamo detto “Vorremmo qualcosa che costi poco, tanto dobbiamo solo dormirci, insomma, mezzo gradino sopraad un ostello”, quindi siamo piacevolmente stupiti dall’ambiente familiare e dalle graziose camere. Tutto è ovviamente tradizionale, quindi per dormire dovremo levare il tavolino e stendere i Futon. La cena è alle sei. No Exception.

Tsumago è veramente un bel posto; a tratti mi ricorda le montagne della mia infanzia, e qui c’è una battuta ovvia tra Magome e Magone che lascerò assemblare a voi.

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La giornata è ideale; aria fresca, sole caldo, sentiero sotto i piedi, e in men che non si dica siamo nella vecchia Tsumago, alla ricerca della fermata dell’autobus. Le case sono antiche, molte rimaste in piedi dalla loro costruzione (niente monaci/banditi/incendi, a quanto pare), e benché si cammini su asfalto invece che su terra battuta l’atmosfera non è niente male.

Troviamo, grazie ad una mappa disegnata in sogno dal nostro ospite, il parcheggio degli autobus; saliamo, e dopo qualche decina di curve affrontate a velocità Linea Sostituiva M1 arriviamo a Magome.

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Tra i due paeselli, Magome è decisamente più tipico; Il Nakasendo si snoda nel cuore del villaggio, e le antiche case che costeggiano la strada sono oggi ristoranti, caffé e negozi per turisti. Mangiamo un pranzo leggero presso un caffè con vista montagna e ci accorgiamo che il sole batte ben oltre i 22 gradi percepiti indicati dalle previsioni.

Corriamo dunque ai ripari.

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Conciati come i più Baka di tutti i Gaijin, iniziamo a percorrere il sentiero di sette chilometri e spicci che ci riporterà al Ryokan.

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Collezione Privata di Ladro

Siccome si tratta di montagna, ed io amo la montagna, faccio circa tre foto prima di decidere che voglio godermi il sentiero e si fottano le foto.

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Collezione Privata di Ladro

Cerco più di una volta, senza successo, di iniziare un coretto montanaro. Solo Valerio mi segue, un po’ titubante.

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Collezione Privata di Ladro

Filistei.

Arriviamo al Ryokan in tempo per la cena, che essendo in un Ryokan è tradizionale e piena di piatti spaventosi che non sai cosa sono e ovviamente nessuno ti spiega nulla. Fortunatamente questo Ryokan sembra essere il Lazzaretto dei Gaijin, e le nostre maniere da tavola sono anni luce oltre quelle degli americani al tavolo di fianco a nostro. L’assenza totale di giapponesi ci permette di spiluccare un po’ a caso alla ricerca di un sapore noto. Fortunatamente, l presenza di soba, sashimi e pesce arrosto ci consente di non morire di fame.

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Collezione Privata di Jack

Dopo cena (ore 18.45) è ora di un bel bagno, di mettere gli yukata, e di guardare anime brutti. Ma prima:

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Il Clan Otsumago attende l’arrivo di Ladro, prima di proseguire nelle attività dell’organizzazione (guardare anime, dormire con la bolla al naso).

La giornata è stata piacevole; al Bardo e alla sua scelta accordo 80 punti su 100 (ne tolgo venti se no poi si monta la testa e la prossima volta ci porta a BEPPO nelle fonti del diavolo).

Al momento siamo sullo Shinkansen sparato a tutta birra verso Hakone (beh, Odawara, e poi tramite mezzi locali Hakone). Ad Hakone ci aspettano due giorni di sveglia tardi, terme, e fare un cazzo tutto il tempo, pensati per riprenderci dalle dure giornate esplorative di Kyoto.

Non aspettatevi troppi update 😉

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