l00maca's Travel Blog

What’s the deal with airplane food?

//oggi vi beccherete non uno, ma due post. Questo, scritto sull’aereo, ed un altro, che scriverò a breve, da Kyoto. Come mai? Leggete il prossimo post e lo saprete. Inoltre, in questo post non sono previste foto; ma siccome mi dispiace lasciare le mie schiere di lettori a bocca asciutta, eccovi un link al rullino delle foto del mio telefono: https://goo.gl/photos/N4NTzoDR7pouhuoC8 //

Vi scrivo da circa 10.500 metri sopra la siberia (dalle parti di Norilsk, per capirci). Siamo a sei ore di volo da Nagoya, a tre da Helsinki e sei da Milano, le luci della cabina sono state spente e sospetto che pure il riscaldamento sia stato abbassato a favore di un bel freschetto che secondo me se ti avvolgi nella coperta, dormi e non rompi i coglioni son tutti contenti.

Ovviamente a me non va di far contento nessuno, per cui scrivo forte del mio tablet edel suo schermo luminoso. Alla sua fioca luce posso vedere che Jack sta guardando il live action movie di Bakuman offerto dall’intrattenimento a bordo, e il Bardo sta dormendo dopo aver visto il live action movie di Bakuman etc, etc. Io sto scrivendo, e lo sapete, ma sapete cos’ho visto poco fa? Il live action etc etc.

Ma andiamo con ordine.

Raggiungiamo agilmente Malpensa, dove Jack ci aspettava dalle sette di ieri sera.

“mi è capitato di avere lunghe attese ai metal detector, per cui arrivo presto”, dirà.

Circa due minuti prima dell’arrivo contemporaneo dell’IT Crowd (io, Valerio, Bardo), il check in viene preso d’assedio da turisti giapponesi ansiosi di tornare in patria. Riusciamo a non coprirci di ridicolo nel consegnare le nostre valigie e ci incamminiamo felici e beati verso i metal detector, aspettandoci chissà quale coda.

Non troviamo, invece, nessuno. Jack, Ladro e Vale passano rapidamente, io e il Bardo ci mettiamo cinque minuti ad aprire zaino e trolley per esporre la nostra tecnologia al metal detector.

Superato il primo ostacolo, veniamo subito attirati dal primo di tanti oggetti brillanti; uno stand in cui vengono affittati mobility scooter. Vorremmo prenderli per fare i garini in pista, ma Jack ce lo impedisce in quanto adulto responsabile. Abbacchiati, proseguiamo verso il gate.

Quest’anno, incredibilmente, non aspettiamo nemmeno tanto; il tempo di sistemare bene la tecnologia e ricaricare di qualche tacca i cellulari, e le porte del reoplano sono aperte a noi immediatamente.

Il volo, fortunatamente, è privo di eventi. Helsinki ci accoglie col cielo coperto ma non troppo, ma a noi al momento interessa solo mangiare. Ci rifocilliamo, ricarichiamo ancora qualche tacca di tecnologia, e di nuovo siamo seduti in aereo.

Quest’anno abbiamo fatto i galli; alla modica cifra di euro 60.00 (sessanta) ci siamo fatti upgradare tutti il biglietto a Economy Comfort (tranne Vale, che quando ho ordinato i biglietti stava “mangiando”).

L’Economy Comfort è la via di mezzo ideale se, come noi, sei un poveraccio che vorrebbe l’economy plus ma non vole spendere i soldi necessari. Otteniamo, per i nostri sessanta sesterzi, circa 15 cm in più di spazio sedile (che è la differenza tra accavallare le gambe e segarsi le ginocchia), una pochette con tappi, mascherina e calze e delle cuffie antirumore che per Thor finalmente la tecnologia arriva anche in quota (dice scrivendo su un tablet in un tubo di acciaio pressurizzato scagliato a 850 kmh circa).

Ovviamente le mie cuffie non vanno.

Dopo qualche cambio di presa e cuffia, stabiliamo che sono da sostituire. Poi pare che sia proprio la presa, dato che manco le cuffie di Jack funzionano sul mio bracciolo. Però quelle del bardo si. Ci scambiamo un po’ le cuffie fino a che tutti non abbiamo un paio funzionante.

E poi quelle di Jack si rompono.

Ceniamo (tra fusi orari e distrazioni varie credo che avremo cenato alle sei di sera italiane), assaggiando una splendida selezione di cibi precotti e riscaldati di difficile nomenclatura. Ho chiesto del pollo con quelli che suppongo fossero anacardi, ma di solito gli anacardi sono un po’ più duri. Questi sembravano funghi… ma troppo duri.

A cinque ore e quaranta di volo rimanenti, credo che tenterò la visione di un film tra quelli proposti (probabilmente “this is where we leave you”), oppure leggerò qualche manga. Il sonno è ahimé lontano, e penso che lo ritroverò solo al nostro arrivo a Nagoya.

Ovviamente.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *