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Last day in Nagoya – Il Castello, il Tempio e la Sala Giochi

Come promesso vi scrivo direttamente dallo Shinkansen diretto a Tokyo – scenderemo da qualche parte per recuperare un autobus per Kawaguchi-ko, alle pendici del monte Fuji, che peraltro si vede già dai finestini (mountain be huge, man).

Vedendolo da questa distanza è facile capire come mai per i giapponesi la montagna sia sacra. Ma del Fuji parleremo un altro giorno (tipo, domani).

 

Ieri abbiamo visitato il castello di Nagoya, uno dei più importanti del giappone. Distrutto durante i bombardamenti che rasero al suolo Nagoya nella seconda guerra mondiale, si può dire che il castello che sorge oggi sia una replica – ma una replica della madonna, eh.

Secondo diverse fonti è nel castello di Nagoya che nacque Oda Nobunaga, uno dei primi condottieri che tentò l’unificazione del giappone e genericamente un tizio con delle palle d’acciao che levati. Il castello fu abbandonato qualche tempo dopo la sua nascita, quando Nobunaga prese a ceffoni qualche altro povero disgraziato confinante e si stabilì nel suo castello. Fu uno dei Tokugawa più fighi a farlo ricostruire because of reasons.

Prima di vedere un castello giapponese di persona ho sempre pensato che fossero dei bei palazzi ma poco atti alla protezione – questo perché normalmente non si vede il fottuto rialzo su cui sono costruiti.

Lupo ululì, Castello ululà

Lupo ululì, Castello ululà

I giapponesi dicono “ci vorrebbe una montagnola”, e siccome non c’è la costruiscono. E attorno ci mettono un complesso di palazzi più piccoli, e delle mura interne, e un parco, e delle mura esterne, e un fossato, e non mi stupirei di vedere un gundam fatto di legno e rame per buona misura.

Per una volta facciamo aspettare il buon Bardo nella lobby, e poi tutti e tre saliamo in metropolitana alla volta del municipio, che è di fornte al castello. Entriamo nel comprensorio e iniziamo a visitare il parco. l’enorme parco.

Originariamente c’era pure un monticello e un laghetto, ma poi hanno piallato il monticello e riempito il laghetto. Because fuck you we can.

were wolf, there castle

were wolf, there castle

Visitiamo anche il laboratorio di falegnameria dove artigiani sapienti con mano e con martello e una serie di altri attrezzi a me sconosciuti stanno procedendo ai lavori necessari per la ricostruzione del corpo centrale del castello – utilizzando i metodi di costruzione tradizionali e degli incastri fra i pezzi di legno che Escher si sveglierebbe tutto sudato di notte a provare a disegnarli.

L’interno del castello purtroppo non è stato mantenuto come in origine – c’è un museo relativo al castello, ai personaggi ad esso legato e a tutte le altre robe dell’era. Particolarmente interessante il plastico di Nagoya ai tempi antichi, la ricostruzione di una delle vie cittadine (con tanto di ciclo notte – giorno) e la prova interattiva “tira anche tu un pietrone gigante come un operaio dell’epoca”. La prova consiste nel tirare 60kg assieme ad altri tre manichini, prova in cui i turisti locali falliscono miseramente.

Salutiamo il signor castello e ci ricongiungiamo con Ladro e Cumi per un pranzo in un posto il cui nome non ricordo ma il cui logo è un allegro maiale ridanciano (Yabaton, btw). Dietro consiglio di Cumi siamo rimasti leggeri per mangiare una delle specialità del posto, il Tonkatsu con salsa di miso, nella dimensione da lui ribattezzata “nausea bowl”.

il maiale ridanciano, in tutti e cinque i suoi piani di goduriosa carne cicciona

Il piatto, una volta arrivato, si conferma interessante in dimensione, composizione e sapore.

 

forever meat, i want to eat, forever meat

forever meat, i want to eat, forever meat

Mi ricorda il meat bowl challenge di Persona 4.

quanta tragica verità

Scevri di ogni colazione, divoriamo il piatto in trenta secondi netti. Cumi, che ormai è cliente abituale, viene salutato caldamente dal cuoco che esce dalla cucina apposta e ci offre a fine pranzo un dessert, una pallina di gelato al limone, che ad un assaggio si rivela essere in realtà una pallina di purè e maionese. Ouch.

Proseguiamo col piano giornaliero, e andiamo a visitare il tempio shintoista di Atsuta-Jingou, un modesto tempietto delle dimensioni della provincia di Lodi.

un tori. delimita l'ingresso del tempio, e i giapponesi osservanti entrano stando ai lati e inchinandosi (la parte centrale è riservata alla divinità)

un tori. delimita l’ingresso del tempio, e i giapponesi osservanti entrano stando ai lati e inchinandosi (la parte centrale è riservata alla divinità)

Purtroppo Cumi non è ferrato nelle tradizioni religiose locali, e non siamo sicuri di quali comportamenti mantenere all’interno del tempio per non passare dai baka gaijin che siamo. Fortunatamente ci viene in aiuto il Libro di Pito (grazie, Lonelyplanet) e un po’ di cultura generica da manga e anime.

Il tempio è immenso e immerso nel verde. Secondo cumi e secondo la guida in questo tempio è nascosto uno dei grandi tesori dell’impero giapponese, la katana kusanari-no-tsurugi dell’imperatore che la leggenda vuole sia stata donata alla famiglia imperiale dalla dea Amaterasu Omikami in persona, assieme a dei magatama e ad uno specchio. La spada purtroppo non è visibile al pubblico.

"è li la spada sacra segreta?" "si. no. forse. non lo so"

“è li la spada sacra segreta?” “si. no. forse. non lo so”

Si dice che chi detenga la spada sia destinato a diventare imperatore del giappone. O forse è così che ci piance pensare. Fatto sta che, passeggiando lungo i sentieri del tempio, abbiamo pensato ad una idea per uno splendido manga in cui un turista compra come souvenir una spada, che si rivela essere proprio la spada dei Tokugawa. Il suo compito, impartito da AMaterasu, è quello di recuperare gli altri due tesori e traghettare il giappone verso un futuro ideale. A mettergli i bastoni tra le ruote, altri uomini che posseggono i tesori dei fondatori delle loro nazioni (la corona di carlo magno, la lancia di Cu Culain, le scarpe coi tacchi di kim jong il).

"disappunto"

“disappunto”

Sono sicuro che avrebbe un successo quantomeno inaspettato. o forse no.

Ci destreggiamo tra turisti, miku e operai intenti a montare gli stand per lo hatsu-mode, la prima visita dell’anno al tempio, in cui le strade si riempiono di gente in abiti tradizionali, bambini e banchetti dove mangiare, bere e probabilmente vomitare sversi in un angolo.

un  placido laghetto all'interno del tempio.

un placido laghetto all’interno del tempio.

Vaghiamo beati nel tempio fino all’ora della chiusura, senza riuscire a trovare la spada dell’imperatore.

Torniamo felicemente nel distretto commerciale, dove ci concediamo un altro paio di partite a Gundam Next Gen Super Cool Game. Iniziamo a capirci qualche cosa, il che vuol dire che iniziamo a far veramente veramente pena.

such district. much shopping. very nagoya. wow.

Torniamo gioiosamente verso l’hotel e salutiamo Cumi, il Bardo e Ladro dopo aver mangiucchiato un tayaki alla pasta di azuki, visto che oggi ci si prospetta una levataccia per il viaggio verso i laghi del fuji.

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